Rebeccu e la maledizione di Donoria

Rebeccu si trova sulla strada che da Bonorva conduce a Foresta Burgos, avamposto naturale del Goceano. Piccole case erette su un pianoro di roccia calcarea, una chiesetta e un cimitero abbandonato da anni. Deboli tracce di un lontano passato quando il borgo gareggiava con Bonorva per il predominio della curatoria di Costavalle e i suoi abitanti inseguivano sogni di sviluppo. Possedevano grandi greggi e disponevano di terre fertili, di un territorio ricco di alberi, acqua e selvaggina. Quel villaggio sembrava costruito apposta per dominare, data la sua posizione elevata, tutta la valle. Ma come spesso capita per la vita degli uomini, anche per i villaggi la storia e’ segnata da eventi marginali. E cosi’ un giorno accadde un fatto che muto’ il cammino di Rebeccu.

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Il feudatario del villaggio aveva tre figlie, tutte molto belle. La piu’ piccola si chiava Donoria. Era la piu’ bella ma anche la piu’ inquieta. Le sorelle trascorrevano le loro giornate in preghiera e al lavoro in casa. Andavano in chiesa e la sera ricamavano coperte e lenzuola per il corredo di nozze. Presto si sarebbero sposate con due forestieri. Donoria non sembrava interessata a tutto cio’. Lei voleva essere libera, in un mondo senza confini. Per questo si recava spesso nei boschi, oltre la vecchia sorgente di “Su Lumarzu”, dove andava a dissetarsi nelle calde giornate estive. Usciva di casa prestissimo e la sera rincasava tardi oppure trascorreva la notte sotto gli alberi. Gli abitanti di Rebeccu criticavano il suo comportamento, non proprio femminile. Sul suo conto aumentavano i pettegolezzi. Si diceva, durante le battute di caccia, che frequentasse le janas (streghe) della zona, che certo non erano conosciute per la loro bonta’. I genitori tentarono di parlare con lei ma inutilmente. Le sorelle la schernivano. Qualcuno le attribuiva un amore segreto ma Donoria non cambio’ le sue abitudini. Finche’ un giorno il padre, sollecitato dal popolo, prese la peggior decisione della sua vita: caccio’ di casa la figlia. Donoria si senti’ ferita. Oltre al dolore di lasciare il paese, le dispiaceva non poter tornare nei suoi boschi tra i daini e i cervi. E fu allora che decise di vendicarsi. Aveva appreso dalle janas qualche piccolo segreto dell’ arte magica e attuo’ il suo diabolico piano. Imprecando e maledicendo, ripete’ per tre volte: “Rebeccu, Rebecchei, dae trinta domos no bessei (Rebeccu, Rebeccchei, non avrai piu’ di trenta case). Poi scomparve nel nulla con il suo arco e le sue frecce, lasciando al paese la terribile profezia: il paese non avrebbe avuto piu’ di 30 case!

Dopo un momento di smarrimento si riunirono i saggi del villaggio, ma siccome Rebeccu era un paese democratico, alla riunione furono invitati anche gli abitanti. Naturalmente i pareri erano discordi. Chi ragionava e chi urlava ma tutti erano terrorizzati dalla maledizione della figlia vendicatrice del feudatario. Prese la parola un uomo che, fino ad allora era rimasto in disparte. Fattosi avanti, parlo’ arringando la folla. Il suo messaggio era rivolto al cuore degli uomini: “Bois setzis timorosos, ma de ite? Setzis o no setzis omines mannos? Elva e trigu no nos mancat in sa piana. In sa foresta su polcrabu pasculat cun su crabolu. La funtana tenet abba abbundante. Finidichela cun cust’ istoria de Donoria. De famene certu no morit sa zente ‘e Rebeccu, ma de timoria…(Voi siete spaventati, ma di cosa? Nella pianura non mancano erba e grano, nella foresta pascolano cinghiali e daini. La fontana e’ ricca d’ acqua. Smettetela con questa storia di Donoria. Gli abitanti di Rebeccu non moriranno di fame ma di paura).
Conosceva la forza delle parole e voleva infondere coraggio, cercando di modificare il corso della storia. Per un attimo riusci’ a calmare gli animi. Era sera e tutti andarono a dormire. Ma la notte non fu tranquilla per il villaggio. Dal rilievo del Monte Cujaru, giungeva l’ eco di un ritornello: “Rebeccu, Rebecchei, dae trinta domos no bessei”! Era Donoria che si prendeva gioco dei suoi compaesani, terrorizzandoli con la sua profezia.

La paura colpi’ di nuovo gli abitanti del villaggio ma nessuno ebbe il coraggio di uscire di casa. E nessuno l’ indomani oso’ fare commenti. Tutti pensavano fosse stato un brutto sogno. La maledizione della bella Donoria si abbatte’ davvero sul villaggio che, invece d’ imporsi sulle altre contrade della curatoria, fu costretto a interrompere i suoi progetti di crescita. Le donne non riuscivano piu’ ad avere figli e gli uomini forti se li porto’ via la malaria, le case crollarono quasi tutte, la fontana comincio’ a prosciugarsi e i campi diventarono sempre meno fertili. A poco a poco gli abitanti di Rebeccu, sia pure a malincuore, dovettero affrontare quella realta’. Molti fuggirono e andarono a vivere a Bonorva, altri vagarono spingendosi fino al Goceano. Il villaggio si spopolo’ rapidamente, perdendo tutto il prestigio conquistato negli anni. Da allora Rebeccu ha conosciuto il declino ma ha evitato la fine che del resto la vendicativa Donoria non aveva previsto.

 

RIFERIMENTI STORICI:
Rebeccu compare per la prima volta nei documenti nella 2^ metà del 1300 nei quali figura come centro più grande e già capoluogo della Curatoria. Infatti la citazione più antica attualmente conosciuta risale 1353 quando Rebeccu fu incendiata dagli Aragonesi.
Il 1300 fu storicamente l’epoca di maggior splendore per la citta’ di Rebeccu perchè divenne la sede residenziale del Curatore di Addes. In quel periodo Bonorva assieme a Semestene e Trequiddo, erano ville subordinate a Rebeccu  la quale con i suoi circa 400 abitanti era la più popolata villa di “Costa de Addes”. La decadenza di Rebeccu, a partire dal 1400 circa sino ai nostri giorni, è attribuibile non già alla maledizione di Donoria ma piuttosto a fattori umani e naturali: pestilenze, carestia, malaria, frane, isolamento, accentramento umano verso Bonorva. Rebeccu e’ diventata frazione di Bonorva il 31 Dicembre del 1875.